Passa ai contenuti principali

"L'hikikomori non è una malattia": lo dice anche il Governo giapponese





Con questo post voglio contribuire a fare chiarezza su un tema molto delicato, che spesso genera contrasto e confusione anche tra gli stessi addetti ai lavori: l’hikikomori è una malattia?




Secondo l’opinione pubblica e i mass media, la risposta è semplice: "sì". Questo perché è inconcepibile che un ragazzo sano di mente decida volontariamente di isolarsi dal resto della società. Tuttavia, il Ministero della Salute Giapponese, in uno studio del 2003, afferma con chiarezza che l’hikikomori NON deve essere considerato una patologia. Tale affermazione, tuttavia, non ha dissuaso molti medici dal continuare a trattare i ragazzi che si trovano in questa condizione come malati, confondendo i sintomi dell'hikikomori con quelli di altri disturbi, come la schizofrenia, attuando  di conseguenza trattamenti farmacologici e terapeutici completamente sbagliati, con esiti disastrosi.

Su questo tema, in un'intervista, Tamaki Saito (lo psichiatra che per primo ha coniato il termine "hikikomori") dice:


"Non si tratta di un disturbo psicotico o di schizofrenia [...] Se si ha a che fare con un paziente schizofrenico, c'è un'effettiva incapacità comunicativa. Magari non si riescono a capire i suoi discorsi o le parole, e può essere che senta delle voci o abbia delle allucinazioni; i suoi processi cognitivi sono rovinati. Se invece si ha a che fare con degli hikikomori, non si riscontrano mai tali sintomi. Si tratta di persone molto intelligenti che quando si rilassano sono assai comunicative e razionali. E' questa la differenza principale."


Se è vero che l’hikikomori non è una malattia, è altrettanto vero che un prolungato stato di isolamento può portare a sviluppare una determinata gamma di disturbi psichici. Dunque, l’hikikomori non è una malattia, ma può generare malattia. Questo è un aspetto che merita di essere sottolineato.

Un altro errore molto comune è quello di considerare l’hikikomori soltanto come un modo diverso per chiamare una patologia già esistente. Alcuni, infatti, sostengono che si tratti banalmente di una forma di depressione o, più in generale, di un disturbo di natura ansiosa. Eppure, in una ricerca del 2008 è stata dimostrata l’esistenza di un “hikikomori primario”, ossia un hikikomori che si sviluppa prima e a prescindere da altre patologie; uno stato di ritiro che non deriva da nessun disturbo mentale preesistente.


Ma se l'hikikomori non è una malattia, allora cos'è? 


Personalmente ho definito l'hikikomori come "una pulsione all'isolamento sociale che si innesca come reazione alle eccessive pressioni di realizzazione sociale, tipiche delle società capitalistiche economicamente sviluppate" (clicca qui per approfondire).

Dunque, quando parliamo di hikikomori ci riferiamo ad un soggetto sano che decide volontariamente e in modo consapevole di vivere in uno stato di isolamento. Con questo non si vuole sostenere che tale scelta non rappresenti una situazione di disagio o di malessere per il ragazzo, ma semplicemente che la condizione non è determinata da forze esterne o da altre patologie preesistenti.




Post popolari in questo blog

Come si aiuta chi non vuole essere aiutato?

ITA |  ENG Molti hikikomori ritengono di non avere alcun problema e ripetono di voler essere lasciati in pace. Questo atteggiamento di rifiuto porta inevitabilmente a continui conflitti con i genitori che, invece, vorrebbero vedere il figlio condurre una vita diversa, una vita "come quella dei coetanei". I genitori più determinati, dopo lunghe battaglie, riescono a convincere i figli a recarsi da uno psicologo, ma i percorsi psicoterapeutici possono rivelarsi inconcludenti quando non vi è una reale motivazione intrinseca da parte degli hikikomori a cambiare il proprio stato. Spesso, chi accetta di essere seguito da un professionista lo fa solamente per "fare contenti gli altri" e per far cessare le pressioni dei famigliari. Losing You - LY "I o sto bene, perché volete costringermi a fare una vita diversa?" Questa è una delle principali obiezioni che potrebbe avanzare un hikikomori. E non è necessariamente una bugia. In quel momen...

Come approcciare un hikikomori: buone prassi e comportamenti da evitare

ITA | ENG Avere a che fare con un hikikomori rappresenta una compito delicato per chiunque , si tratti di un genitore, di un insegnante, di un amico o di uno psicologo, dal momento che ci si trova a doversi relazionare con persone profondamente negative, sfiduciate e disilluse nei confronti dei rapporti interpersonali. Per non essere respinti bisogna cercare di aggirare le barriere che hanno eretto nei confronti del mondo sociale , evitando qualsiasi tipo di forzatura o atteggiamento supponente, ma ponendosi come degli interlocutori umili, empatici e non giudicanti. Losing You - LY In questo post ho voluto provare a riassumere i comportamenti che, sulla base della mia esperienza, si sono rivelati propedeutici a raggiungere dei risultati positivi e quelli che, al contrario, tendono a generare nell'hikikomori ulteriore chiusura e possono, talvolta, aggravarne la condizione di isolamento. Comportamenti consigliati 1. Riconoscerne la sofferenza Anche se la scelta...

Istituto Superiore di Sanità: tra gli studenti italiani ci sono oltre 60mila hikikomori

L’Istituto Superiore di Sanità è il più importante ente di ricerca a disposizione del Ministero della Salute. Ciò che rileva attraverso i suoi studi può dunque influenzare anche le politiche a livello nazionale, o almeno così dovrebbe essere. Di recente l’ISS ha pubblicato i risultati di un’importante ricerca condotta su una popolazione appartenente alla cosiddetta "generazione Z" , concentrandosi in particolare sulla fascia adolescenziale minorenne, ovvero quella che va dagli 11 ai 17 anni. La ricerca ha come scopo primario quello di indagare quanto i giovanissimi siano affetti da dipendenze di tipo comportamentale, in particolare dipendenza da internet, da social e da cibo. Tuttavia affronta anche un’altra dimensione, ovvero  la tendenza al ritiro sociale, e in particolare l’hikikomori.  Si tratta infatti di una delle primissime ricerche condotte a livello nazionale che indaga il fenomeno del ritiro sociale volontario cronico giovanile. Lo studio dell'ISS Innanzitutto...