Ed è proprio sull’Italia che si concentrerà l’analisi di questo post, tralasciando per un momento gli altri paesi citati.
Voglio partire da una domanda posta da Claudia Pierdominici a Tamaki Saito, lo psichiatra che nel 1998 coniò il termine “hikikomori” (qui l'intervista completa).
Sia la domanda che la risposta aprono numerosi spunti di riflessione. Innanzitutto l’hikikomori viene presentato come una modalità di espressione di un disagio che può variare da cultura a cultura, ma che potenzialmente può riguardare i giovani di tutto il mondo. Viene poi sottolineato il ruolo fondamentale che gioca la famiglia, la “pietà filiale”. Tuttavia, quest’ultima è molto forte anche in Cina, dove l’hikikomori sembra essere (almeno su grande scala) assente. Allora possiamo aggiungere un fattore a quello della pietà filiale per giustificare la presenza dell’hikikomori: il benessere economico. Il grande attaccamento alla famiglia e la disponibilità di mezzi economici (che permettono al ragazzo di essere mantenuto senza lavorare) sono due fattori che quando sussistono assieme possono favorire l’isolamento.
Dopo aver letto il quesito posto da Saito (“Forse anche in Sicilia, nella parte meridionale dell'Italia, ce ne sono. No?") mi sono informato a riguardo e ho scoperto alcuni testi che documentavano casi di ragazzi con caratteristiche sovrapponibili a quelle degli hikikomori in Italia, a Napoli, in particolare nel Distretto di Marano ("Hikikomori e adolescenza. Fenomenologia dell'autoreclusione")
I ricercatori parlano di ragazzi che si chiudono nella propria stanza, rifiutando di recarsi a scuola o di frequentare gli amici. Tra le cause sembrano esserci le difficoltà scolastiche e l’aver subito atti di bullismo. I genitori aspettano molto tempo prima di rivolgersi ad uno specialista, ritenendo che sia meglio lasciare al ragazzo un’ampia autonomia. Si sviluppa così un forte legame di dipendenza tra il figlio e la madre, mentre il padre rimane una figura assente.
Tutte le cause e le dinamiche sopra elencate sembrano essere molto simili a quelle che riguardano gli hikikomori giapponesi. Non bisogna però commettere l’errore banale di considerarli identici. Infatti, a mio parare, i ragazzi del Sol Levante manterranno sempre delle caratteristiche distintive, in quanto la loro cultura, come detto più volte, è estremamente diversa dalle altre. Esistono degli aspetti tipici della società giapponese che favoriscono il manifestarsi dell’hikkomori molto più che negli altri paesi del mondo. Ciò, tuttavia, non significa che questa sindrome sia destinata a rimanere per sempre confinata all’interno dei confini giapponesi. Al contrario, essa si manifesta e si manifesterà con caratteristiche e modalità del tutto nuove e specifiche a seconda della cultura, senza mai, però, perdere gli elementi chiave che la distinguono e la definiscono come una sindrome del tutto nuova.
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Losing You - LY |
Voglio partire da una domanda posta da Claudia Pierdominici a Tamaki Saito, lo psichiatra che nel 1998 coniò il termine “hikikomori” (qui l'intervista completa).
"[...] facendo un confronto tra Italia e Giappone possiamo notare che le cause del disagio giovanile sono le stesse (bullismo nelle scuole, mancanza di interessi o di modelli in famiglia, ecc.). Tuttavia in Italia non esiste un fenomeno simile all'hikikomori. Un giovane in Italia, piuttosto che chiudersi nella propria stanza, è più facile che reagisca al suo disagio sociale finendo nella microcriminalità, drogandosi o avendo disturbi alimentari quali l'anoressia e la bulimia. I giapponesi, che vivono in una società più attenta al gruppo e all'armonia, invece di agire in modo concreto, sembrano preferire il silenzio. Lei cosa ne pensa?
[RISPOSTA] Queste diversità sono interessanti. Anche in Giappone ci sono molti casi di anoressia e bulimia nervose, ma non al livello dell'Italia. [...] Nei paesi in cui la famiglia ha una grande importanza ci sono più hikikomori. In Giappone è così, e lo stesso in Corea. La pietà filiale. Forse anche in Sicilia, nella parte meridionale dell'Italia, ce ne sono. No?"
Sia la domanda che la risposta aprono numerosi spunti di riflessione. Innanzitutto l’hikikomori viene presentato come una modalità di espressione di un disagio che può variare da cultura a cultura, ma che potenzialmente può riguardare i giovani di tutto il mondo. Viene poi sottolineato il ruolo fondamentale che gioca la famiglia, la “pietà filiale”. Tuttavia, quest’ultima è molto forte anche in Cina, dove l’hikikomori sembra essere (almeno su grande scala) assente. Allora possiamo aggiungere un fattore a quello della pietà filiale per giustificare la presenza dell’hikikomori: il benessere economico. Il grande attaccamento alla famiglia e la disponibilità di mezzi economici (che permettono al ragazzo di essere mantenuto senza lavorare) sono due fattori che quando sussistono assieme possono favorire l’isolamento.
Torniamo all’Italia...
Dopo aver letto il quesito posto da Saito (“Forse anche in Sicilia, nella parte meridionale dell'Italia, ce ne sono. No?") mi sono informato a riguardo e ho scoperto alcuni testi che documentavano casi di ragazzi con caratteristiche sovrapponibili a quelle degli hikikomori in Italia, a Napoli, in particolare nel Distretto di Marano ("Hikikomori e adolescenza. Fenomenologia dell'autoreclusione")
I ricercatori parlano di ragazzi che si chiudono nella propria stanza, rifiutando di recarsi a scuola o di frequentare gli amici. Tra le cause sembrano esserci le difficoltà scolastiche e l’aver subito atti di bullismo. I genitori aspettano molto tempo prima di rivolgersi ad uno specialista, ritenendo che sia meglio lasciare al ragazzo un’ampia autonomia. Si sviluppa così un forte legame di dipendenza tra il figlio e la madre, mentre il padre rimane una figura assente.
Tutte le cause e le dinamiche sopra elencate sembrano essere molto simili a quelle che riguardano gli hikikomori giapponesi. Non bisogna però commettere l’errore banale di considerarli identici. Infatti, a mio parare, i ragazzi del Sol Levante manterranno sempre delle caratteristiche distintive, in quanto la loro cultura, come detto più volte, è estremamente diversa dalle altre. Esistono degli aspetti tipici della società giapponese che favoriscono il manifestarsi dell’hikkomori molto più che negli altri paesi del mondo. Ciò, tuttavia, non significa che questa sindrome sia destinata a rimanere per sempre confinata all’interno dei confini giapponesi. Al contrario, essa si manifesta e si manifesterà con caratteristiche e modalità del tutto nuove e specifiche a seconda della cultura, senza mai, però, perdere gli elementi chiave che la distinguono e la definiscono come una sindrome del tutto nuova.
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