La separazione dei ruoli tra maschi e femmine è una tradizione ancora molto forte nella cultura giapponese moderna. Il padre lavora e pensa al sostentamento economico della famiglia, mentre la moglie si occupa della casa e dell’educazione dei figli.
Questa premessa è fondamentale per comprendere meglio ciò che sta accadendo in questi anni in Giappone. A causa della crisi economica i ritmi di lavoro sono diventati insostenibili. La competitività del mercato costringe a orari estenuanti e capita spesso che gli uomini rincasino molto tardi la sera, con l’unico desiderio di riposare.
Uno stile di vita di completa
abnegazione per il lavoro che, tuttavia, è considerato motivo di orgoglio e un
dovere morale nei confronti della propria famiglia. Questo spirito di
sacrificio può essere ricollegato a una caratteristica della cultura
giapponese molto antica: la lealtà bushido,
“la via del guerriero”, ovvero un codice di condotta e un modello di vita
che esige il rispetto dei valori di onestà, lealtà, giustizia, pietà, dovere e
onore che devono essere perseguiti fino alla morte.
Fino alla morte, appunto. È quello
che succede ai centinaia di uomini che ogni anno muoiono per eccesso di lavoro (karoshi, parola coniata appositamente
per il fenomeno). Dimostrare che si sta dando il massimo diventa più importante
di ogni cosa, anche della stessa vita.
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Un'assenza ingombrante
Costretto sempre fuori casa dal lavoro, il padre contribuirà poco all'educazione
del figlio. In questo modo la figura genitoriale femminile avrà un ruolo dominante e, talvolta, sarà una madre eccessivamente presente.
La lontananza del padre non solo priva il bambino di una figura genitoriale fondamentale, ma favorisce anche lo svilupparsi di quel legame di dipendenza tra madre e figlio (l’amae) che in Giappone ritengono essere tra le principali cause di hikikomori.
L’assenza fisica del padre non impedisce che egli risulti comunque una figura particolarmente influente e ingombrante. Le sue “gesta eroiche”, infatti, vengono spesso raccontate dalla madre al figlio, il quale sentirà la pressione a dover ricalcare le orme paterne.
La lontananza del padre non solo priva il bambino di una figura genitoriale fondamentale, ma favorisce anche lo svilupparsi di quel legame di dipendenza tra madre e figlio (l’amae) che in Giappone ritengono essere tra le principali cause di hikikomori.
L’assenza fisica del padre non impedisce che egli risulti comunque una figura particolarmente influente e ingombrante. Le sue “gesta eroiche”, infatti, vengono spesso raccontate dalla madre al figlio, il quale sentirà la pressione a dover ricalcare le orme paterne.
"Attorno a questo padre silenzioso ma severo e senza dubbio opprimente, si sviluppa un percorso perverso di aspettative, dove ognuno si aspetta qualcosa da qualcun'altro: il padre lavora e tutti conoscono le aspettative su di lui; la madre conosce quelle che marito e figlio hanno su di lei ed il figlio conosce ciò che i genitori si aspettano da lui. E' un circolo vizioso di co-dipendenza all'interno del quale i membri della famiglia ristagnano e da questa scala di valori sembra che effettivamente non ci sia via di scampo" (Carla Ricci, in “Hikikomori, adolescenti in volontaria reclusione”).