Passa ai contenuti principali

Hikikomori e la trappola del perfezionismo


Post di Marco Crepaldi

Per comprendere il fenomeno degli hikikomori è sempre necessario contestualizzato all'interno di un quadro che tenga conto di tutti i cambiamenti socio-culturali avvenuti negli ultimi anni.

Nei post precedenti, abbiamo messo in risalto come le nuove generazioni siano particolarmente esposte alla pressione di realizzazione sociale e alla depressione esistenziale, due tra le principali cause dell'isolamento sociale volontario.

Esiste però un altro fattore predisponente, fortemente correlato con l'aumento della competizione sociale e con la crescente importanza attribuita alla propria immagine pubblica. Una tendenza nevrotica che si sta diffondendo a macchia d'olio negli ultimi anni: sto parlando del perfezionismo, ovvero la ricerca ossessiva della perfezione.



Losing You - LY



L'epidemia del perfezionismo tra i giovani


Da una ricerca pubblicata nel 2017 è emerso che, dalla fine degli anni '80 in poi, la tendenza al perfezionismo è aumentata enormemente nei giovani, i quali percepiscono gli altri come particolarmente esigenti nei loro confronti, molto di più rispetto alle generazioni precedenti.

Si tratta di un dato allarmante, dal momento che numerosi gli studi scientifici hanno individuato una correlazione tra perfezionismo e disturbi d'ansia, tendenza alla ruminazione di pensieri negativi, atteggiamento eccessivamente autocritico, depressione e autolesionismo.

È facile ipotizzare come uno dei principali fattori di tale epidemia sia la crescente competizione sociale caratteristica della società moderna, dove l'errore e il fallimento sono vissuti con vergogna e non interpretati, invece, come delle tappe fisiologiche all'interno di un processo di crescita personale.



Il confronto sociale e la sensazione del 100%


La competizione sociale viene alimentata anche dalle nuove tecnologie e, in particolare, da internet. Non è un caso, infatti, che il perfezionismo sia in forte crescita soprattutto tra i nativi digitali. I social network, per esempio, stimolano enormemente il confronto sociale, il quale non è più limitato a determinate occasioni pubbliche, come in passato, ma diventa una sfida costante dalla quale fatichiamo a sottrarci.

Eppure, esiste anche una ricerca della perfezione privata e non necessariamente finalizzata alla competizione con gli altri. Una ricerca della perfezione che si basa sul piacere umano della completezza, di quella che potremmo definire come "la sensazione del 100%" (quante volte vi è capitato di portare a termine un compito con il solo scopo di esaurirlo, per esempio leggere un libro noioso, oppure completare una serie TV che avete iniziato, ma che vi siete accorti di non apprezzare).

Se nella realtà "la sensazione del 100%" è difficile da sperimentare appieno, nel mondo virtuale, ovvero uno spazio delimitato e con variabili più facilmente controllabili, tale sensazione rappresenta un obiettivo raggiungibile e lineare, tanto che la sua ricerca rappresenta una delle principali cause che si nascondono dietro la dipendenza da videogiochi.



Guarda il video




Hikikomori e perfezionismo


La correlazione tra isolamento sociale e perfezionismo è emersa in modo evidente in molte delle testimonianze di isolamento che ho raccolto in questi anni.

Come, per esempio, nella storia di Davide (nome di fantasia), studente modello di medicina, il quale, nonostante sia da anni fuori corso, arriva a rifiutare degli ottimi voti pur di non abbassare la sua media del 30. Un atteggiamento che lo porta ha sviluppare un fortissimo stress, nonché un grande senso di vergogna nei confronti dei coetanei. Inizia così a evitare qualsiasi occasione sociale che lo obbligherebbe a rendere conto delle proprie difficoltà, sprofondando lentamente in una spirale di isolamento e solitudine.

In questo caso l'elemento bloccante e nocivo è rappresentato dalla necessità psicologica di mantenere un determinato standard sotto al quale non si accetta di scendere. Un meccanismo del "tutto o niente", per cui se non si riesce a raggiungere l'obiettivo prefissato, qualsiasi risultato intermedio verrà vissuto come un fallimento privo di soddisfazione. Nei casi estremi questo meccanismo psicologico porterà a un rinuncia totale all'agire, perché anche il solo provarci apparirà privo di senso.

Sì, perché se nella perfezione l'errore non è ammesso, fare qualsiasi cosa, anche la più semplice, diventa particolarmente difficile, se non addirittura impossibile. Ed è per questo motivo che i perfezionisti tendono a rimandare tutto all'infinito, fino a sviluppare un atteggiamento di resa o una sensazione di paralisi.



Guarda il video



Conclusioni


Per provare ad arginare questa epidemia di perfezionismo, dobbiamo ridurre la competizione sociale e le pressioni che i giovani percepiscono su di loro. Nello sport, nella scuola, nel lavoro, in ogni contesto sociale, è necessario abbassare le nostre aspettative.

Inoltre, è fondamentale ridefinire socialmente e culturalmente i concetti di "errore" e "fallimento", oggi utilizzati quasi esclusivamente con un'accezione negativa. In che modo? Partendo dalle scuole, insegnando alle nuove generazioni a interpretarli come una sfida di crescita personale e non come un qualcosa di cui vergognarsi, oppure da evitare a tutti i costi.

Se raggiungere la perfezione regala una sensazione positiva e piacevole, non riuscire in tale scopo può generare frustrazione e stress. Comprendere quando un'attività diventa "tossica", ed essere in grado di interromperla, rappresenta allora una competenza fondamentale per il nostro benessere e per la nostra realizzazione personale.

Allo stesso modo, riuscire a liberarci dalla paura del fallimento, o dalla necessità di dover mantenere sempre e comunque un certo standard, può aiutarci a diventare maggiormente produttivi e proattivi, evitando l'eterna procrastinazione e l'immobilità. Non è un caso, infatti, che il motto di molti imprenditori, musicisti, scrittori e persone di successo sia: "Done is better than perfect (fatto è meglio di perfetto)".

Presidente e fondatore "Hikikomori Italia"


Leggi il libro

Seguici su 

Leggi anche









Post popolari in questo blog

Come si aiuta chi non vuole essere aiutato?

ITA |  ENG Molti hikikomori ritengono di non avere alcun problema e ripetono di voler essere lasciati in pace. Questo atteggiamento di rifiuto porta inevitabilmente a continui conflitti con i genitori che, invece, vorrebbero vedere il figlio condurre una vita diversa, una vita "come quella dei coetanei". I genitori più determinati, dopo lunghe battaglie, riescono a convincere i figli a recarsi da uno psicologo, ma i percorsi psicoterapeutici possono rivelarsi inconcludenti quando non vi è una reale motivazione intrinseca da parte degli hikikomori a cambiare il proprio stato. Spesso, chi accetta di essere seguito da un professionista lo fa solamente per "fare contenti gli altri" e per far cessare le pressioni dei famigliari. Losing You - LY "I o sto bene, perché volete costringermi a fare una vita diversa?" Questa è una delle principali obiezioni che potrebbe avanzare un hikikomori. E non è necessariamente una bugia. In quel momen...

Come approcciare un hikikomori: buone prassi e comportamenti da evitare

ITA | ENG Avere a che fare con un hikikomori rappresenta una compito delicato per chiunque , si tratti di un genitore, di un insegnante, di un amico o di uno psicologo, dal momento che ci si trova a doversi relazionare con persone profondamente negative, sfiduciate e disilluse nei confronti dei rapporti interpersonali. Per non essere respinti bisogna cercare di aggirare le barriere che hanno eretto nei confronti del mondo sociale , evitando qualsiasi tipo di forzatura o atteggiamento supponente, ma ponendosi come degli interlocutori umili, empatici e non giudicanti. Losing You - LY In questo post ho voluto provare a riassumere i comportamenti che, sulla base della mia esperienza, si sono rivelati propedeutici a raggiungere dei risultati positivi e quelli che, al contrario, tendono a generare nell'hikikomori ulteriore chiusura e possono, talvolta, aggravarne la condizione di isolamento. Comportamenti consigliati 1. Riconoscerne la sofferenza Anche se la scelta...

Istituto Superiore di Sanità: tra gli studenti italiani ci sono oltre 60mila hikikomori

L’Istituto Superiore di Sanità è il più importante ente di ricerca a disposizione del Ministero della Salute. Ciò che rileva attraverso i suoi studi può dunque influenzare anche le politiche a livello nazionale, o almeno così dovrebbe essere. Di recente l’ISS ha pubblicato i risultati di un’importante ricerca condotta su una popolazione appartenente alla cosiddetta "generazione Z" , concentrandosi in particolare sulla fascia adolescenziale minorenne, ovvero quella che va dagli 11 ai 17 anni. La ricerca ha come scopo primario quello di indagare quanto i giovanissimi siano affetti da dipendenze di tipo comportamentale, in particolare dipendenza da internet, da social e da cibo. Tuttavia affronta anche un’altra dimensione, ovvero  la tendenza al ritiro sociale, e in particolare l’hikikomori.  Si tratta infatti di una delle primissime ricerche condotte a livello nazionale che indaga il fenomeno del ritiro sociale volontario cronico giovanile. Lo studio dell'ISS Innanzitutto...